Nonostante le richieste, anche quest’anno il Decreto Flussi si dimentica di aprire le porte al “comparto domestico”, quindi a colf, badanti e baby sitter. Queste figure, infatti, non sono comprese tra le 82.705 persone extracomunitarie che potranno arrivare in Italia grazie al provvedimento per lavori stagionali o nei settori alberghieri, turistici, navali, edili, navali.
Decreto Flussi, l’appello delle famiglie
“Come avviene purtroppo da anni, visto che l’ultimo decreto flussi che apriva al lavoro domestico è del 2012, ma nel frattempo in Italia la popolazione è diventata sempre più anziana, aumentano le persone non autosufficienti”, ha sottolineato Andrea Zini, presidente di Assindatacold, l’associazione nazionale dei datori di lavoro domestico. “Da oltre 10 anni le quote dedicate al comparto domestico nei decreti flussi sono del tutto inadeguate, né sono mai state determinate sulla base di una esatta misurazione del fabbisogno, come invece è avvenuto per le imprese. Le ricadute sono pesanti: oggi le famiglie hanno enormi difficoltà a trovare personale disposto ad occuparsi di anziani e disabili. E introvabili stanno diventando anche colf e baby sitter”, ha aggiunto inoltre. Secondo le statistiche del Censis, infatti, le badanti in Italia sarebbero circa un milione e seicentomila, e buona parte lavora in nero.
“Nel 2020 avevamo stimato una carenza di oltre sessantamila lavoratrici e lavoratori per l’assistenza domestica. Ai quali sarebbe servito l’arrivo di altri diecimila badanti e colf ogni anno fino al 2025”, ha inoltre ricordato Zini. Nonostante questo, però, non è mai stato fatto niente per incrementare il welfare pubblico. E una parte delle badanti provenienti dall’Est si sono spostate verso Germania e Francia, luoghi in cui gli stipendi, i sussidi e l’accoglienza sono gestiti in modo migliore. “Quello della carenza di personale domestico è un fenomeno destinato a crescere. Non solo a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, che porterà all’inevitabile aumento della richiesta di assistenza alla persona non autosufficiente. Ma anche della forza lavoro impiegata nel settore”, ha dichiarato Zini.
Perchè così come invecchiano gli italiani, cresce anche l’età di coloro che si prendono cura dei nostri anziani. E solamente il 7% di colf e badanti sono under 30. Il 57%, invece, ha tra i 30 e i 57 anni, mentre il 35% è over 55.
Zini: “Situazione che può diventare allarmante”
“Questo significa che nel prossimo decennio molti domestici oggi attivi saranno in pensione o vicini all’età del ritiro. Se a questo si sommano le cessazioni per altri motivi, come migrazioni, rientri in patria e cambio attività, la situazione rischia di diventare allarmante. Per affrontarla servono incentivi economici da parte dello Stato ma soprattutto nuove norme che disciplinino l’ingresso per motivi di lavoro”, ha aggiunto inoltre Zini. Questo anche perchè l’assistenza alla cura delle persone non autosufficienti grava quasi esclusivamente sulle famiglie.
Fino a questo momento, il lavoro domestico è stato gestito quasi ed esclusivamente tramite le sanatorie. Tuttavia, molti di coloro che hanno presentato la domanda di sanatoria nel 2020, e pagato la quota pari a 500 euro per ottenerla, in certi casi è ancora in attesa di una risposta, di un permesso di soggiorno. “Questo vuol dire che ci sono migliaia di immigrati che possono lavorare, ma sono in un certo senso prigionieri del nostro paese. Senza il permesso di soggiorno non possono tornare nemmeno per una settimana nel loro paese. Rischierebbero di non poter più entrare”, ha detto in conclusione Zini.