Roma, 23 settembre 2021- Il Libretto Famiglia è uno strumento entrato in vigore nel 2017, in sostituzione dei c.d. “Voucher”. L’attuale normativa sulle prestazioni di lavoro occasionale (art. 54 bis, legge 21 giugno 2017, n. 96 di conversione del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50) prevede infatti un libretto nominativo prefinanziato, composto da titoli di pagamento del valore nominale orario 10 euro, spendibili per tre tipi di attività:
- piccoli lavori domestici, inclusi i lavori di giardinaggio, di pulizia o di manutenzione;
- assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con disabilità;
- insegnamento privato supplementare.
Sebbene in vigore dal 2017, il suo utilizzo è stato piuttosto modesto fino al 2019, per poi crescere esponenzialmente nel 2020.
L’Osservatorio DOMINA sul lavoro domestico ha analizzato i dati relativi al periodo 2019-2020, confrontando la situazione alla luce dell’emergenza Covid. Prima della pandemia, il Libretto Famiglia era utilizzato dalle famiglie italiane per poche categorie di lavori. Infatti, nel 2019 i lavoratori domestici assunti tramite Libretto Famiglia erano poco più di 21 mila. Dal 2020, essendo stato scelto dal legislatore per la gestione del bonus baby sitter, questo strumento ha visto una crescita esponenziale.
I lavoratori pagati tramite libretto nel 2020 sono stati 580 mila (+559 mila rispetto al 2019, con un aumento di 27 volte), per un volume economico di 687 milioni di euro a fronte di 63 milioni di ore lavorate.
Secondo l’Osservatorio DOMINA, questo incremento è stato determinato sia dall’incentivo statale che dai comportamenti delle famiglie per gestire la chiusura delle scuole a causa della pandemia. Confrontando i dati mensili tra 2019 e 2020, prendiamo in esame da un lato i lavoratori assunti tramite Libretto Famiglia e, dall’altro lato, la dinamica delle assunzioni e delle cessazioni dei rapporti di lavoro domestico.
Nel 2019 il numero di lavoratori domestici assunti tramite Libretto Famiglia aveva sempre oscillato tra 6 mila e 11 mila unità mensili, senza scostamenti di rilievo.
Nel 2020, invece, tale indicatore ha registrato un picco improvviso nel mese di marzo (primo lockdown), superando le 100 mila unità, e ha continuato a crescere fino a giugno, quando ha superato le 300 mila unità. Nei mesi estivi tale numero ha cominciato a diminuire, tornando nell’ordine delle 10-13 mila unità a partire da settembre.
Tra i lavoratori beneficiari del Libretto Famiglia, vi è una netta prevalenza di donne (oltre 70%). Tuttavia, questa incidenza ha avuto un andamento poco costante: nel 2019 ha registrato un picco nei mesi di giugno e luglio, sfiorando l’85%, mentre nel 2020 ha registrato una progressione continua, arrivando a sfiorare il 90%.
È possibile, inoltre, analizzare i dati a livello regionale. Confrontando la media di beneficiari mensili tra il 2019 e il 2020, l’aumento è stato di 11,5 volte, con picchi nelle regioni del Sud, di oltre 30 volte.
Nel III Rapporto Annuale DOMINA sul Lavoro Domestico 2021 si riscontra che le regioni con un utilizzo maggiore sono state Lombardia, Veneto, Lazio, Piemonte ed Emilia Romagna. Se prima del Covid in queste regioni l’utilizzo del libretto lavoro non superava i 1.300 lavoratori mensili, nell’anno della pandemia si sono superate le 8 mila unità mensili per Piemonte ed Emilia Romagna, arrivando alle 10 mila per Lazio e Veneto. In Lombardia nel 2020 sono stati pagati tramite libretto di lavoro 19 mila lavoratori al mese.
A livello di crescita sono le regioni del Sud ad indicare quella maggiore, dove l’utilizzo mensile è stato in media 30 volte maggiore. In Basilicata nel 2019 mensilmente si sono registrati solo 20 lavoratori domestici pagati tramite libretto famiglia, nel 2020 sono stati 744. Lo stesso per la Sicilia (dai 150 ai 4.591) o per Calabria (dai 61 ai 2040).
Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, il Libretto Famiglia è stato scelto dal legislatore come strumento per la gestione del “Bonus Baby Sitter” e, da allora, il suo utilizzo ha registrato una crescita esponenziale. Si tratta di una forma di regolarizzazione che consente l’emersione di alcuni rapporti di lavoro, anche se per periodi limitati. Durante la pandemia le famiglie hanno ricorso enormemente ai servizi di lavoro domestico, sia per l’affidamento dei bambini (pensiamo ai momenti in cui le scuole sono rimaste chiuse o con didattica a distanza) che per la cura degli anziani (categoria particolarmente vulnerabile e a rischio). Per questo, è fondamentale incentivare l’emersione dei rapporti di lavoro irregolari, in modo da garantire sicurezza e tutela a tutte le parti coinvolte.