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LAVORO IRREGOLARE

Nel settore del lavoro domestico, l’utilizzo del lavoro irregolare o “nero” è un fenomeno estremamente diffuso. Si stima infatti che dei due milioni di lavoratori occupati in tale settore, solamente ottocentomila risultino regolarmente assunti.

Più nello specifico, nell’ambito domestico con l’espressione “lavoro nero” ci si riferisce a quei rapporti di lavoro di cui il datore di lavoro non ha mai effettuato la comunicazione preventiva all’INPS.

Nei rapporti irregolari non sono garantiti tutti quei diritti previsti dalla legge e dal contratto collettivo (ferie, riposi, equa retribuzione, salute e sicurezza); spesso la retribuzione è inferiore a quanto previsto dai minimi contrattuali e non sono versati i contributi previdenziali dovuti.

SANZIONI

Il datore di lavoro che omette o ritardala comunicazione obbligatoria all’Inps, deve pagare una sanzione amministrativa alla Direzione Provinciale del Lavoro che va da 100 a 500 euro per ogni lavoratore di cui non si è comunicata l’assunzione.

L’omessa iscrizione del lavoratore domestico all’INPS comporta l’applicazione al datore di lavoro di una sanzione che va da 1.500 euro a 12.000 euro per ciascun lavoratore “in nero”, maggiorata di 150 euro per ciascuna giornata di lavoro effettivo, cumulabile con le altre sanzioni amministrative e civili previste contro il lavoro nero.

Infine, se il datore di lavoro occupa irregolarmente lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno o con titolo di soggiorno comunque invalido, egli sarà soggetto all’applicazione della sanzione penale prevista dall’art. 12 co. 22 T.U. Immigrazione (link voce) che prevede la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa di 5000 euro per ogni lavoratore impiegato.

È importante ricordare che la legislazione vigente prevede delle sanzioni anche per i lavoratori che si prestino al lavoro nero. Sanzioni particolarmente gravi, anche di carattere penale con possibile applicazione della pena detentiva, sono previste per i lavoratori che si dichiarano disoccupati e percepiscono strumenti di sostegno al reddito, ma in realtà svolgono attività di lavoro nero.

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